LEGGERSI DENTRO, ALLA LUCE DELLA BIBBIA
I RACCONTI DELLA VITA DI ABRAMO
4. Genesi 12,1
Spunti di riflessione:
Lekh lekhà!
Esci e va, per te! Va, verso di te, per il tuo bene e la tua felicità!
Esci dalla tua terra, dalla tua nascita, dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti farò vedere.
Abram è invitato a lasciare, non tutto, ma delle cose precise.
Abram è invitato a partire, non verso l’ignoto, ma con degli obiettivi e verso una mèta.
Abram è invitato ad andare, non da solo, ma accompagnato innanzitutto da Dio.
Dio prende la parola ed invita ad Abram ad andare… non verso di Lui (Dio), e nemmeno a salire verso l’alto, dove simbolicamente viene fatto abitare, ma lo chiama ad orientarsi verso la propria umanità e a crescere in essa.
Lo invita ad andare verso se stesso, ma non come introspezione e ripiego; non in modo narcisistico, perdendo di vista tutti e vivendo tutto in funzione della propria persona.
Lo invita verso di sé come soggetto parlante, per la necessità di conoscere il proprio mondo interiore, di crescere nella consapevolezza di ciò che lo abita in tutte le sue sfumature, per andare verso la maturità e il compimento della sua esistenza.
Abram è invitato a nascere, a uscire, ad andare oltre: la terra e la cultura che lo hanno accolto, la relazione con la madre, le regole morali e sociali rappresentate dalla relazione col padre.
In realtà Abram, cammina già a piccoli passi a fianco di suo padre: Terach lo aveva portato fuori dalla terra di Ur. Già cammina di fede in fede (Romani 1, 17).
Ora l’invito è di andare verso la sua identità di uomo oltre che di figlio, nell’ assumere la responsabilità della sua libertà. Il padre non può andare più lontano. Non può da solo allontanarlo da sé. Sembra non averne la forza, la maturità, lui che si sostiene nella sua identità attraverso il suo ruolo di padre, e attraverso chi ha generato. Egli morirà in Carran, tanti anni dopo, ma per Abram muore simbolicamente nel momento in cui trova la forza e il coraggio di obbedire all’intuizione colta nella voce di Dio che lo invita a lasciare, ad andare (Atti degli Apostoli 7,3).
Questo versetto, che viene tradizionalmente letto in chiave vocazionale, sembra racchiudere in sé un invito rivolto a tutti. Ciascuno di noi è chiamato a crescere nella propria unicità: il Bene più prezioso da custodire. Ne siamo consapevoli? Ci crediamo?
Alla luce di quanto detto, può prendere nuovo significato anche la risposta data da Gesù al giovane che aveva invitato a seguirlo: “Signore concedimi prima di andare a seppellire mio padre. Ma egli replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu va e annunzia il regno di Dio. (Luca 9,59-60)
C’è un altro passo nell’Antico Testamento in cui le parole Lekh lekhà! sono ripetute e anche in questo caso sono tradotte in un modo poco fedele al testo ebraico.
Alzati amica mia, mia bella e va verso di te. (Cantico dei Cantici 2, 10 e 13).
L’Amato invita l’Amata non verso di lui, ma verso se stessa, allo stesso modo del versetto della Genesi. Anche la relazione di coppia può divenire luogo unico e prezioso di crescita, espressione dell’invito di Dio ad uscire verso la Vita?
Ben aveva intuito l’autore del Piccolo Principe, quando parlando della coppia prende spunto proprio dal Cantico dei Cantici scrivendo:
L’Amore non è forse quel delicato e misterioso processo in cui ti accompagno nel divenire te stesso?
Avremo modo di incontrare a lungo Abram e Sarai per scoprire e confrontarci con il loro cammino di coppia.
Per approfondire:
MONI OVADIA, Vai a te stesso, Einaudi, Torino, 2002, pp.2-11.
Invito alla preghiera:
PAZIENTE FIDUCIA
Confidate, soprattutto, nel lavoro lento di Dio.
Siamo per natura impazienti di concludere ogni cosa senza ritardi.
Vorremmo saltare le fasi intermedie.
Siamo impazienti
di metterci in cammino verso qualcosa di ignoto,
qualcosa di nuovo.
Eppure è la legge di ogni progresso
che esso si compia passando attraverso alcune fasi di instabilità
e che possa volerci molto tempo.
E così credo sia anche per voi.
Le vostre idee maturano gradualmente.
Lasciatele crescere, lasciate che si formino,
senza fretta eccessiva.
Non cercate di forzarle,
come se pensaste di poter essere oggi
ciò che il tempo vale a dire,
grazia e circostanze che agiscono sulla vostra buona volontà,
farà di voi domani.
Solo Dio potrebbe dire che cosa diverrà
questo nuovo spirito che si sta gradualmente formando in voi.
Date a nostro Signore
il beneficio di credere che sia la sua mano a guidarvi,
e accettate l’ansia di sentirvi sospesi e incompleti.
PierreTeilhard de Chardin (1881-1955) gesuita, filosofo e paleontologo
Dal libro preghiere di Ore Undici
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1. Genesi 11,1-9 – 1ª sett. di Avvento