da “Abramo nostro padre nella fede” di Carlo Maria Martini
Cosa dice il primo episodio, Gn 13, 1-18? Nei primi sei versetti si descrive la situazione: Abramo e Lot sono ricchi, molto ricchi, troppo ricchi; troppo perché a un certo punto le loro greggi così grosse non possono andare insieme. Ciascuno pascolava per lo più il proprio gregge chiedendo il permesso agli abitanti del luogo dopo la raccolta. Questo è possibile sino a un certo limite, oltre il quale bisogna separarsi, altrimenti sono difficoltà. Abramo e Lot si sono enormemente arricchiti, e con la ricchezza, come succede sempre, cominciano i problemi. Finché erano poveri o avevano meno roba si aiutavano, andavano d’accordo; adesso cominciano i motivi di litigio.
Questa è la prima parte dell’episodio. Sarebbe interessante entrare nei particolari per rilevare certe finezze del testo. Ma fermandoci all’essenziale, vediamo che sorge una lite, non tra Abramo e Lot – il testo lo dice molto delicatamente – ma tra i mandriani di Abramo e i mandriani di Lot. Come succede spesso, le grandi personalità lasciano lottare altri, non intervengono e mantengono la loro dignità distaccata. Ma è chiaro che a un certo punto i due dovevano venire a un chiarimento. Sorge la lite mentre – dice il testo al versetto 7 – “i Cananei e i Perizziti abitavano allora nel paese”: quindi ancora in situazione difficile, ancora ospiti, stranieri, in pericolo; e una lite tra loro certamente è deleteria, è nefasta, può distruggere la loro ricchezza.
Un’offerta generosa
Seconda parte: la proposta di Abramo ai versetti 8-9. “Abram disse a Lot: non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il paese? Separati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra”. Ecco, quindi, la proposta di Abramo, generosissima, veramente eccezionale.
E infine la sceltà di Lot, descritta con molta ampiezza. Come bene fa notare von Rad nel suo commento, si descrive in maniera corporea, visiva, il processo interiore decisionale di Lot: “Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte”. L’aveva vista già prima, ma qui lo si sottolinea per mostrare come Lot si va decidendo, quali sono i motivi della sua decisione. Guardando da Betel, in basso verso oriente, vide che il luogo ” – prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra era come il giardino del Signore, come il paese di Egitto, fino ai pressi di Zoàr. Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente” (vv. 1O-11).
Dopo la scelta di Lot l’esecuzione: “così si separarono l’uno dall’altro. Abram si stabilì nel paese di Canaan (alla sinistra, ad ovest) e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sodoma. Ora gli uomini di Sodoma erano perversi, peccavano molto contro il Signore”. Questa è una noticina che prepara ciò che verrà poi nel cap. 19, ma fa già intuire qual è la realtà. Lot crede di aver scelto il meglio, e non sa dove si è buttato, in quale difficoltà lo metterà la sua avidità. Abbiamo quindi da una parte la scelta di Lot e dall’altra l’accettazione tranquilla di Abramo.
L’ultima parte dell’episodio l’abbiamo già meditata: è la seconda promessa. “Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: Alza gli occhi” – Abramo poteva essere rimasto un po’ deluso: adesso l’altro se ne va nel luogo più belio, e io che farò? – “e dal luogo da dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l’oriente e l’occidente. Tutto il paese che tu vedi lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la tua discendenza come la polvere della terra ecc.'”. È la conclusione dell’episodio.
Dunque questi sono i momenti del testo: Abramo e Lot troppo ricchi, lotta tra i mandriani, proposta conciliativa di Abramo, accettazione di Lot e sua scelta della parte migliore, Abramo accetta tranquillamente ciò che gli rimane, ma Dio ripromette ad Abramo, in una visione grandiosa molto più grande della precedente, la terra in tutta l’estensione dei quattro punti cardinali.
Ed ora meditiamo su questo brano così ricco di spunti anche psicologici: cioè come l’animo umano si comporta, come si può comportare nelle situazioni conflittuali. Io suggerisco queste riflessioni molto semplici.
La generosità di Abramo
Primo: Abramo poteva pretendere molte cose da Lot. Lot era il piccolo orfano che Abramo aveva adottato, portato su con amore, curato, fatto crescere, forse gli ha insegnato lui l’arte della pastorizia, e quindi, se era diventato ricco, probabilmente lo doveva alla protezione, all’interesse, all’insegnamento di Abramo. Abramo poteva aspettarsi da Lot soggezione, umiltà, accettazione, sottomissione. Invece Abramo non solo lo tratta come suo pari, ciò che già colpisce, ma lo tratta come un fratello, non come un nipote di cui lui si è occupato gratuitamente e che dovrebbe cedergli, perché gli deve tutto, non dovrebbe disturbare i suoi pascoli, come sarebbe stato giusto se Abramo avesse voluto insistere sul suo diritto. No, lo tratta come un fratello, con cui non bisogna litigare, ma cercare un accordo; anzi, cosa inaudita, lo tratta come se fosse il primogenito. Abramo avrebbe potuto dire: cerchiamo di dividere la terra da fratelli, in maniera equa, giusta, tenendo conto che hai avuto già molto da me, tutte le cose che hai le devi a me; quindi adesso accontentati di questo. Questo sarebbe stato giusto tra fratelli. Abramo invece gli dà il diritto di primogenito, quasi di capo-famiglia: “va’ dove vuoi; non sta forse davanti a te tutto il paese?”; io sceglierò quello che tu non vuoi.
Veramente, trattandosi di un Ebreo, avido o almeno contento di un certo possesso che si è fatto con le sue mani, siamo di fronte a un culmine di generosità. Veramente ci sorprende questa eccezionale liberalità, umiltà, distacco di Abramo. Ma quello che più sorprende è che Abramo accetta la scelta di Lot e si stabilisce nel paese di Canaan. Quando noi facciamo di queste proposte generose, è sempre per mettere l’altro in difficoltà; cioè crediamo che l’altro capirà che deve scegliere quello che gli spetta e non di più; e siamo fortemente irritati quando l’altro, non capendo la situazione, ci prende il nostro; infatti, se mettiamo la decisione nelle mani altrui, è proprio perché l’altro sia ridotto ai suoi giusti limiti. Invece Abramo non fa una grinza, accetta liberamente ciò che l’altro rifiuta e lo prende con estrema tranquillità. Questo sorprende al massimo; la sua non era una finta, non era quell’arte abilissima di avere il meglio facendo il generoso; era espressione sincera della semplicità del suo cuore, cosa così rara tra gli uomini.