da “Abramo nostro padre nella fede” di Carlo Maria Martini
Vediamo prima di tutto i testi, partendo da quello fondamentale, Gn 12, 1-5: “Il Signore disse ad Abram: Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno, e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra. Allora Abram partì come gli aveva ordinato il Signore e con lui partì Lot”. Questo primo testo ha una introduzione e tre elementi. L’introduzione è: “Jahvé disse ad Abram”. Come fanno notare i commentatori, qui si comincia per così dire da zero, cioè ci si riporta al primo capitolo del Genesi; “Dio disse: sia la luce”. Siamo in una iniziativa divina primordiale: la frase “Jahvé disse ad Abram” è il principio e fondamento di tutta la storia di Abramo: non Abramo ha cercato Dio, ma Dio ha cercato Abramo. Potremmo paragonarla col Principio e Fondamento degli Esercizi: l’uomo è stato creato per conoscere e servire Dio, così come Abramo, grazie all’iniziativa di Dio è stato chiamato da Dio per essere suo Questa iniziativa si esprime in una parola: “disse”. E la parola di Dio che entra in dialogo con Abramo e con lui crea la storia di salvezza.
Che cosa comprende questa parola di Dio? Comprende anzitutto – primo elemento – un imperativo: “vattene, lascia”. Qui si può notare come questo “vattene, lascia” è globale: il paese, la patria, la casa del padre, tutto ciò che costituiva l’ambiente di vita di Abramo, non solo quello che era il proprio piccolo ambiente familiare, ma anche tutto ciò che poteva sostenerlo nell’ambiente sociale: il clan, la mentalità, la cultura ecc. Lascia tutte queste cose e “va’ verso il paese che io ti in dicherò”. Questo paese non è identificato, è accennato genericamente; quale sia, dove sia, non vien detto, è nel mistero di Dio; è la parola di Dio che lo indicherà, e questa parola esige un atto di abbandono totale.
Le promesse fatte ad Abramo
Secondo elemento: a questi imperativi al presente – vattene, lascia, parti – seguono le promesse, che sono molteplici, tutte al futuro: “farò di te un grande popolo, ti benedirò, renderò grande il tuo nome, diventerai benedizione, benedirò coloro che ti benediranno, maledirò chi ti maledirà, in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. Abbiamo qui sei verbi che indicano l’azione divina futura con Abramo, e costituiscono propriamente il kerigma.
Noto qui che spesso si insiste sulle parole: vattene, lascia, parti; ma questo non è il kerigma, è solo la condizione; il kerigma, l’annuncio per Abramo è: “ti benedirò, farò di te un grande popolo, renderò grande il tuo nome, benedirò coloro che ti benediranno” ecc. Il kerigma per Abramo è la pienezza della benedizione – cinque volte è ripe tuta la parola “benedizione” in varie forme – e sarà una pienezza universale, che in qualche maniera tocca tutta l’umanità. È qualcosa di grande, di strabiliante per Abramo. Evidentemente è bene sottolinea re la fede di Abramo che va verso l’incognito, ma è importantissimo rilevare che questa fede è sostenuta da una parola di consolazione, di promessa, di prospettiva, capace di riempire totalmente il cuore di Abramo, e sarà il segreto di tutta la sua vita. Il kerigma non è tanto l’ordine in se stesso di andare, ma quest’ordine collegato con una pienezza di promesse e di prospettive, non al singolare, ma globale: è un grande popolo che si profila, un’umanità nuova.
Le parole: “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” possono apparire un po’ scure. Alcuni vi danno un’interpretazione più semplice, intendendo che le famiglie della terra un giorno si benediranno l’un l’altra dicendosi a vicenda: benedetta sei tu come Abramo; cioè sarà un modo di benedirsi, e Abramo sarà felice che se lo diranno. Però già nell’Antico Testamento il Siracide, poi i Settanta, poi il Nuovo Testamento le hanno interpretate in modo più forte, pregnante: in te tutti saranno benedetti, cioè tu sarai causa di benedizione per tutti. Così le interpreta anche Paolo nel la lettera ai Calati ed altri. Quindi c’è la visuale di un grande popolo, di una unità di tutti gli uomini che si farà in Abramo. Ecco il messaggio, ecco il kerigma, il vangelo per Abramo.
Terzo elemento di questa scena: “Allora Abram partì”. Partì con tutti i suoi, un particolare questo che ci servirà per capire qualcosa del Nuovo Te stamento. “Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistato in Carran, e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan”. Abramo non parte povero, par te con tutto ciò che ha, con tutto il seguito; però parte con un atto di totale fiducia, e, come dice la lettera agli Ebrei, non sapendo dove andare, ma fidandosi totalmente della parola di Dio.