da “Nel cuore dell’essere” di Giovanni Vannucci
“In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Ho ancora da dirvi molte cose, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà».” (Gv 16,12-15)
Alla prima lettura di questa pagina del Vangelo di Giovanni l’impressione che riceviamo è che sia costituita da una serie di periodi incomprensibili. Verrà una potenza misteriosa che Cristo chiama lo Spirito, che dona la consolazione al cuore degli uomini, che condurrà lentamente la coscienza dei discepoli e di quelli che crederanno in Cristo a un approfondimento della verità. Ora, dice Cristo ai discepoli, voi non potete accogliere, abbracciare, la pienezza della verità, ma lentamente crescerete e lo Spirito santo vi condurrà di verità in verità. E lo Spirito santo vi dirà delle cose non sue, ma delle cose che ha ricevuto da me. E le cose che io consegno allo Spirito sono le stesse cose del Padre, perché Io e il Padre siamo una sola cosa. E Io e il Padre e lo Spirito siamo una sola cosa.
Però lo Spirito, vedete, tradotto in termini umani, è una novità di vita, è una dilatazione e fecondazione della nostra coscienza, operata non dall’uomo, ma da quelle misteriose forze che, dopo Cristo, tormentano, agitano, fecondano e portano a maturazione la coscienza umana.
Queste parole di Cristo mi risvegliano un pensiero: l’adesione al mistero di Dio, al mistero di Cristo, alla realtà religiosa, non è un fatto cerebrale. Voi studiate la matematica e comprendete la matematica attraverso un procedimento del tutto razionale. Secondo, poi, le vostre forze mentali riuscirete a capire più o meno profondamente la matematica che studiate. La facoltà che lavora in questo approfondimento delle conoscenze matematiche è la vostra ragione, la vostra intelligenza concreta, che parte da dei principi, li sviluppa e capisce sempre di più quelle verità di ordine matematico che volete approfondire.
Ora, invece, la verità religiosa, la realtà religiosa, quello che noi chiamiamo il mistero di Dio, il mistero trinitario di cui oggi commemoriamo l’immagine nella liturgia, il mistero che costituisce il contenuto della nostra fede, non è raggiungibile attraverso un’operazione di intelligenza, di mente concreta, come invece sono acquisibili le nozioni di matematica .
Da dove nascono le verità religiose? Non nascono in nessun punto, perché sono in Dio. E Dio dov’è? È in noi. Noi siamo immersi in Dio come siamo immersi nell’aria. Inspiriamo ed espiriamo, l’aria entra in noi ed esce da noi. E così siamo immersi in Dio e dobbiamo trovare il punto giusto di respirazione in Dio, perché Dio scenda in noi e ci trasformi e lentamente ci dia tutta quella pienezza di conoscenze che sono Lui e che non raggiungeremo se cominciamo a giocare coi i concetti, a giocare con le idee, con le idee razionali . Non ci interessa niente la definizione di Dio, quello che ci interessa è il nostro incontro personale con Dio. Non avviene così anche per noi uomini, quando cominciamo a volerci bene e ad amarci? Il processo misterioso che ci permette di approfondire la conoscenza dell’altro, la conoscenza reciproca, non avviene attraverso definizioni. Non è che io per capire voi mi metto davanti alla vostra figura, al vostro nome, a quello che posso conoscere e formulo delle idee. Quando io voglio conoscervi pienamente, vitalmente, vi guardo negli occhi e vi stringo le mani . E se riesco a dirvi: io ti sono amico e tu sei il mio amico, nasce una conoscenza differente che non è formulabile col ragionamento, non è formulabile col linguaggio.
E così anche il nostro incontro col mistero divino non è un incontro con una definizione di Dio, con una definizione della santissima Trinità, con una definizione dello Spirito santo o dei sacramenti, ma è l’incontro con una Persona, con una realtà personale che, quando viene incontrata con intensità e con calore e con verità, scende in noi e ci dà quell’immenso tesoro di verità e di conoscenze che essa contiene. E questo è il primo punto, il primo pensiero che volevo affidarvi. Il nostro incontro con Dio non è mediato da nessuno, da nessuna idea, da nessuna definizione, da nessuna filosofia, ma è un incontro immediato di una persona, della nostra persona singolare con l’infinita persona di Dio. E quando diciamo che Dio è una persona, già lo limitiamo, perché il nostro linguaggio è talmente legato alla nostra natura finita e determinata che, quando lo usiamo per esprimere il mistero della realtà divina, lo troviamo insufficiente, e acquista un altro valore. “Persona” attribuito all’uomo ha un significato ben preciso, che possiamo conoscere in tutti i libri. Quando lo riferiamo a Dio, questo vocabolo crolla proprio sotto il peso della realtà divina che è oltre tutte le nostre nozioni di “persona”.
Ma il punto, mi sembra, sul quale dobbiamo riflettere, è che noi dobbiamo incontrare Dio, io devo incontrare Dio, la mia persona deve illuminarsi della persona di Dio, il mio piccolo io deve dilatarsi nell’infinito lo divino e, quando questo si compie, la nostra personalità interiore viene totalmente trasformata e arricchita di conoscenze. Questa esperienza Cristo la chiama lo Spirito in noi, lo Spirito che ci dà gioia, lo Spirito che ci dà fiducia, lo Spirito che ci dà confidenza a continuare la nostra esistenza così difficile, così piena di ostacoli. È lo Spirito consolatore che scende in noi e si rivela a noi come una illuminazione, una vita nuova, una vita differente. Abbiamo allora delle conoscenze che crescono mano a mano che il nostro vaso, la nostra persona, si svuota di tutto ciò che è umano, di tutto ciò che nasce dalle nostre teorie, dalle nostre idee, dalle nostre ideologie. E nella misura in cui ripudiamo il nostro interno, lo Spirito di Dio scende in noi, Dio scende in noi, Cristo scende in noi, la Trinità scende in noi e ci arricchisce non di conoscenze concettuali, ma di una saggezza che ci permette di partecipare a tutta la vita con un equilibrio, un amore, un senso di rispetto profondo per tutte le creature e anche con una conoscenza più profonda delle creature, che non ci verrà mai data da nessuna scienza.
Prendete un fiore. Voi avete studiato botanica e lo classificate secondo le categorie di studio perfezionate da altri studiosi. Conoscete il fiore? No! Perché tra voi e il fiore ci sono queste definizioni. La rosa non è mica una definizione! È una forma bellissima che fiorisce per la pura gioia di essere bella e profumata. Il giorno in cui vi mettete davanti alla rosa e vi identificate con la rosa;·sentite che la rosa parla a voi e voi parlate alla rosa, avviene una fusione, uno scambio: quel giorno conoscete la rosa. E allora la lascerete sul rosaio, oppure, se c’è una persona che amate, la coglierete perché questa rosa esprima il vostro amore, se c’è una persona ammalata gliela porterete al capezzale perché questa rosa dica, con una carica di sentimento, di calore, di umanità, tutto quello che voi non riuscite a dire al malato con le parole. Ecco, vedete come cambia il nostro rapporto con le cose. E questa novità, questa pienezza di conoscenza, viene a noi quando noi viviamo in modo nuovo.
Certo, quando pensiamo a queste cose, comprendiamo che la vita religiosa è differente da quella che con tanta superficialità noi pratichiamo. Noi crediamo di essere religiosi perché abbiamo imparato a memoria il catechismo e ripetiamo le definizioni del catechismo. I bambini fanno la prima comunione e imparano a memoria il catechismo, imparano a memoria cos’è il pane, cos’è il vino, cos’è il pane transustanziato, il vino transustanziato, e lo ripetono. Ma ancora non conoscono: ripetono delle idee. Il giorno in cui comprenderemo che il pane è la suprema rivelazione di Dio e che noi dobbiamo vivere il mistero del pane con la nostra esistenza, cioè offrendoci continuamente in cibo agli altri, allora il mistero della comunione diventerà per noi conoscenza.
Voi mi chiedete: allora cosa dobbiamo fare di tutto quel bagaglio di nozioni che ci vengono date per guidarci a una più perfetta comprensione del mistero cristiano? Le considereremo come delle piccole cose che ci portano fino alla soglia del santuario. Ma dopo dobbiamo fare il salto ed entrare dentro, nel santo dei santi, per essere trasformati, perché tutte le nostre formulazioni religiose sono un pensiero umano. Anche la professione di fede è un pensiero di teologi greci o di teologi latini che hanno cercato di formulare, nel linguaggio del loro tempo, la fede. Qualche volta queste formulazioni – per il linguaggio ormai sorpassato, per l’approfondimento della mente e della psiche umana, che è avvenuto nel corso di secoli e secoli – possono essere di ostacolo al nostro cammino verso Dio. E allora dobbiamo metterle da parte, perché noi siamo in cammino verso Dio e non verso delle definizioni di Dio. Noi siamo in cammino verso l’incontro con la realtà divina e non siamo in cammino per compiere determinate pratiche religiose.
Anche questa sera noi siamo qui, insieme, e il punto vivo del nostro incontro è un incontro tra noi ed è un incontro soprattutto con il Cristo che torna attraverso il segno del pane e del vino e che ci dice quello che è lui, quello che è Dio. Dio è pane, Dio è nutrimento, è alimento, è realtà che continuamente si consuma perché noi possiamo sopravvivere. Dio è gioia nel vino. Nel vino c’è il canto, c’è la gioia, c’è l’ebbrezza, c’è la danza. Dio è questo. E il giorno in cui riusciremo a incontrare Dio, tutte queste conoscenze scenderanno in noi. Allora dobbiamo essere attenti, sì, agli insegnamenti degli uomini, ma dobbiamo preoccuparci soprattutto di raggiungere la fonte della sapienza.
Perché, vedete, quella pagina del Vangelo che vi ho letto è una pagina sconvolgente. Purtroppo noi ci abituiamo a leggere il Vangelo e ad ascoltarlo senza fermarci, cioè non lo ascoltiamo, sentiamo i suoni nelle orecchie, ma non ci fermiamo, perché quando ascoltiamo, allora la parola di Cristo scende nel nostro essere e lo feconda. Attraverso l’udito Dio feconda il nostro essere con la parola di Dio; e quale maestro ci dà? Lo Spirito santo «Vi condurrà di verità in verità». Queste parole non son dette soltanto agli apostoli, ma a tutta la chiesa. Mano a mano che la cristianità avanza nel tempo c’è anche un approfondimento delle parole di Cristo e questo approfondimento non ci vien dato né dai concili, né dai papi, né dai vescovi, né dai preti, ma ci vien dato dallo Spirito santo. Il Papa, i vescovi e i preti ci possono dare un insegnamento vero e profondo, che trasforma la nostra coscienza, se ascoltano questa presenza misteriosa che è in tutti noi, non soltanto in loro, ma in tutti noi.
Vedete, se noi amiamo la chiesa dobbiamo cercare di vivere questa realtà, questa forza, questa energia, che Cristo ci ha promesso e che continuamente agisce nel nostro spirito e che definiamo con la parola Spirito santo. È, come vi dicevo, uno degli aspetti del mistero complesso della divinità, è la terza persona della santissima Trinità, ma noi lo viviamo trasformando il nostro essere nell’incontro con Dio. E questa trasformazione ci dà la sapienza, ci dà la fortezza, ci dà l’amore, ci dà la forza, ci dà quelle conoscenze profonde che ci permettono di riuscire a vivere nei nostri tempi così travagliati e così scombinati con piena fiducia e osservando quella mano misteriosa che conduce avanti gli uomini, attraverso tutti gli errori umani, verso il compimento del loro destino.
Ecco, questo volevo dirvi: il nostro incontro con Dio è un incontro personale. Cara Margherita, io non posso incontrare Dio per lei. Ma bisogna che Margherita si muova e incontri Dio. E il suo incontro sarà differente da qualunque altro incontro. E quando avverrà questo incontro ci sarà una illuminazione e una trasformazione. Ed è attraverso questa nostra partecipazione al mistero divino, questa nostra donazione totale al mistero divino, che avviene nella chiesa quell’accrescimento di sapienza, di conoscenza, di impostazione di vita più intensa e più autenticamente cristiana. E qui noi cattolici dobbiamo liberarci dall’ascoltare parole di altri. Dobbiamo avere il più profondo rispetto per le parole che ci vengono dette, ma non è questo che cerchiamo noi. Perché, vedete, se le congregazioni romane che presiedono alla dottrina della fede fossero state di quel valore che noi diamo loro, Cristo l’avrebbe detto: un giorno a Roma si fonderanno questi dicasteri, ascoltateli. No! Dice: ascolta lo Spirito santo. E lo Spirito santo io lo ascolto in me, né voi lo ascoltate per me, né io lo ascolto per voi. Ed è attraverso questa nostra trasformazione nella sapienza, nella luce, nella gioia di Dio, che riusciamo a scambiarci dei segni che rendono più saggia, più equilibrata, più giusta, più vera, più spirituale, la nostra chiesa.
Di qui tutta la nostra responsabilità. Il nostro incontro con Dio è personale e con l’avanzare dell’età noi ci avviciniamo sempre più verso questa sorgente di vita che, scendendo in noi, ci trasforma e ci rende nuovi. E quando un cristiano è trasformato, la chiesa in questo cristiano è trasformata. Quando un cristiano raggiunge l’illuminazione, la chiesa in questo cristiano raggiunge l’illuminazione. Quando un cristiano diventa forte, la chiesa diventa forte in questo cristiano. Quando l’amore nasce nel cuore di un cristiano, ecco la chiesa nasce nell’amore del cuore di questo cristiano. Sentire questa nostra responsabilità personale di fronte anche al mistero della struttura della chiesa che ha tutte le sue pesantezze, i suoi difetti e le sue grandezze, ma che noi dobbiamo costruire con le nostre pietre viventi, con la nostra persona.
Allora, concludendo, lo Spirito santo porterà me e ciascuno di voi a un approfondimento di quelle verità essenziali che l’uomo non può raggiungere col suo cervello, ma che raggiunge soltanto nel silenzio dell’ascoltazione della presenza di Dio. Quel silenzio che permette al nostro essere di accogliere con pienezza, senza resistenze, senza limiti, senza durezze, la fecondazione divina. E lo Spirito santo è l ‘energia divina che feconda tutto il creato. Soprattutto feconda la nostra coscienza di uomini.