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Meditazione del sabato santo – le donne al sepolcro

da “Triduo pasquale – meditazioni” di Carlo Molari

Dopo aver visto le incertezze e le illusioni dei discepoli, questa sera vediamo invece come si comportano le donne. Cominciamo leggendo i testi, perché è uno di quei casi molto interessanti in cui si mostra chiaramente che i Vangeli non sono un resoconto di ciò che era accaduto, ma la raccolta di tradizioni che si sono sviluppate all’interno delle diverse comunità con delle differenze anche notevoli, perché era una cultura orale. Ricordiamolo sempre: i Vangeli non sono stati scritti come una cronaca di ciò che è accaduto, ma sono la raccolta delle tradizioni orali che pian piano si sviluppavano nelle diverse comunità. Per cui per capire c’è da fare un lavoro critico di confronto, attraverso l’analisi dei modelli, delle formule utilizzate.

Sono tre le parti della mia riflessione: appunto la lettura dei testi, con delle brevi riflessioni per capire un po’ il senso delle diverse formule; poi un’analisi degli atteggiamenti delle donne, che sono gli stessi in tutti i racconti, anche se con delle accentuazioni diverse, ma quello è il dato, quello è il messaggio. Quando leggiamo il Vangelo dobbiamo sempre ricordare che una cosa è il racconto, altro è il messaggio del racconto, ed è il messaggio che è costitutivo. Per esempio ci sono i racconti simbolici che non narrano ciò che è accaduto, ma vogliono trasmettere un messaggio contenuto negli eventi, perché la rivelazione sta negli eventi, non sta nelle parole. Noi siamo stati invece educati ad una cultura scritta. Ora, il libro ha una cultura scritta, cioè che procede attraverso scritture, ha una sua metodologia di verità e quindi i suoi criteri per appurarla. Così la nuova cultura che si sta adesso sviluppando – i ragazzi e già i bambini utilizzano gli strumenti nuovi di comunicazione – avvia ad un’altra modalità di cultura, che ancora non sappiamo prevedere bene, che è la cultura dell’immagine in, movimento, che mette in gioco una parte diversa del cervello. E diversa la parte del cervello che memorizza una cultura scritta da quella che memorizza una cultura orale, da quella che utilizza una cultura visiva di tipo attuale, quella del movimento e quindi di una modalità particolare di trasmettere notizie. Ma noi dobbiamo cogliere il messaggio. Si resta sorpresi della diversità dei racconti dei Vangeli e proprio il racconto delle donne al sepolcro e un caso tipico di queste diversità.       .

Infine vedremo gli atteggiamenti che dobbiamo avere noi per continuare a trasmettere il Vangelo di Gesù.

Lettura dei testi

Il racconto di Marco

Cominciamo con Marco, che con molta probabilità, se non quasi certezza, è il primo racconto scritto. Giovedì vi dicevo che un monaco fiammingo benedettino del monastero di Bruges che si chiama Benoit, recentemente ha scritto tre volumi proprio sul Vangelo di Marco, che sono stati anche tradotti in italiano dalle Dehoniane e sostiene che il Vangelo d1 Marco era stato scritto per leggerlo tutto nella notte del Sabato Santo. Cioè in una notte leggevano tutto il Vangelo, che finiva proprio col racconto delle donne.

Già in 15,46s Marco fa un primo accenno importante alle donne: E allora, comprato un lenzuolo, (Giuseppe di Arimatea) lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro. Intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto. Notate che appaiono subito le donne.

Poi continua in 16, 1-8: Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salomè comprarono oli aromatici per andare ad imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: ‘Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?’. Ma guardando videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro (notate le presenze all’interno del sepolcro perché è molto interessante), videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca ed ebbero paura. Ma egli disse loro: ‘Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto’. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

Così finiva il Vangelo di Marco. Alcuni manoscritti riportano un’aggiunta successiva in cui si riassumono un po’ i racconti degli altri Vangeli, ma si vede bene che è appunto un’aggiunta successiva, con un altro stile che non si collega bene: risuscitato al mattino il primo giorno… apparve… Non lo leggiamo perché appunto è un’aggiunta successiva. Quindi il Vangelo finiva proprio così: le donne, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

Questo è il Vangelo di Marco. Già si delineano alcuni elementi di queste donne che vanno al sepolcro, soprattutto il loro coraggio, perché il coraggio non significa non avere paura, ma significa saper attraversare le situazioni che suscitano paura.

Il racconto di Matteo

Vediamo Matteo. Già le cose cominciano ad essere abbastanza diverse. Prima ancora del sabato, anche qui c’è una breve indicazione su come le donne osservavano ciò che accadeva. Non si dice degli altri, ma delle donne che osservavano. In 27,61 Matteo dice così: Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l’altra Maria (restano sempre le ultime, gli altri discepoli erano già andati via tutti). Il giorno dopo, che era Parasceve, i riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei (…] Poi al capitolo 28, 1- 10: Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria (la madre di Joses) andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto (qui Matteo amplifica molto le cose, anzi, sembra che la resurrezione avvenga proprio in quel momento, per lui): un angelo del Signore (in Marco era un giovane dentro la tomba, qui è un angelo al di fuori), sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa (vedete come già molti elementi si aggiungono nella trasmissione del racconto di ciò che era accaduto). L’angelo disse alle donne: non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dov’era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. E subito si aggiunge un’altra componente che non c’era in Marco: Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: ‘Salute a voi’. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: ‘Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno’. Questa sembra un’aggiunta successiva, perché lì diceva che corsero a dare l’annuncio ai discepoli, invece qui sono ancora lungo la strada o forse all’inizio.

Dopo c’è l’apparizione successiva in Galilea, perché secondo Mate gli apostoli l’hanno incontrato in Galilea, lì è apparso. Quindi notate le differenze notevoli tra i racconti. Però per le onne vedete questo invito a non aver paura. La paura caratterizzava quella situazione per loro, perché erano andate da sole al sepolcro al mattino; capita anche a noi se andiamo in un cimitero, da soli al mattino e non c’è nessuno.

Il racconto di Luca

Anche in Luca ci sono alcune caratteristiche particolari. Luca prima di tutto ha una componente riguardo a quando deponevano Gesù dalla croce. Anche in Luca le donne vedevano da lontano, non è che potevano essere accanto. Dice così (23,47-49): Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio… Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti (quindi quei pochi discepoli che avevano seguito Gesù) assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea osservando questi avvenimenti. Quindi anche qui, come abbiamo sto anche in Marco, le donne stavano osservando da lontano.

Luca aveva già indicato in 8,2s che quando Gesù andava a Gerusalemme veniva accompagnato da alcune donne: C’erano con lui (in cammino verso Gerusalemme) i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magda/a, da.li quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre che li assistevano con i loro bei. Quindi qui c’era la presentazione di queste donne.

E alla fine del capitolo 23, 54-58: Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Come sapete, la Parasceve era il giorno di preparazione della Pasqua, quando si uccidevano gli agnelli e alla sera, quando apparivano le prime tre stelle, nelle case si accendevano le luci. Questa è una tradizione che è rimasta per secoli, e ancora perdura, per gli ebrei. Sapete che nel 1499 gli ebrei che vivevano in Spagna furono messi davanti all’alternativa se diventare cristiani o andare via. Quelli che sono rimasti sono diventati per legge cristiani, ma hanno conservato delle tradizioni che alcuni loro discendenti più tardi non si spiegavano. Per esempio il venerdì sera scendevano in cantina e accendevano le candele. Questo fatto derivava appunto dalle tradizioni dei loro antenati ebrei.

Continuiamo la lettura: Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù. Poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo, second o il comandamento. Perché era appunto il ‘grande sabato’ quel giorno, il giorno della Pasqua. Quindi vedete: sempre solo le donne preparavano gli aromi, osservavano a distanza, videro dov’era sepolto… I discepoli non ci sono più, non hanno fatto nulla per questo, erano andati via subito, fuggiti. Ed erano poi rinchiusi con le porte sbarrate nella sala grande dove si erano raccolti in attesa di poter fuggire. E infatti nel racconto di Matteo andarono subito in Galilea. In Luca invece rimangono in Gerusalemme: qui c’è un particolare significato simbolico del racconto di Luca.

Poi il racconto continua in 24,1-8: il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via del sepolcro; ma, entrando, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti (dunque in Marco era un giovane, in Matteo un angelo, qui sono due uomini, in Giovanni saranno due angeli). Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: ‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno’. Ed esse si ricordarono delle sue parole. (È il primo elemento del kerigma che viene annunciato; ma vedete che sono sempre le donne il soggetto, gli altri sono scomparsi, non ci sono più). E, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quindi in Luca sono sempre le donne, ma non solo quelle due (anzi in Giovanni sarà solo Maria di Magdala), ma tutte quelle che erano venute dalla Galilea. Quelle parole parvero loro (agli apostoli) come un vaneggiamento e non credettero ad esse (quindi vennero considerate visionarie). Pietro tuttavia corse al sepolcro […].

Il racconto di Giovanni

Vediamo infine Giovanni. Quello di Giovanni è l’ultimo Vangelo, scritto molto dopo, e centrato soprattutto su Maria di Magdala, quindi ha un racconto ancora diverso. Però ci sono questi elementi comuni che richiameremo subito che caratterizzano gli atteggiamenti delle donne. Gli altri non esistono, non credevano neppure a ciò che le donne dicevano.

Allora Giovanni capitolo 20,1-23: Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando ancora era buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: ‘Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!’. Uscì allora Simon Pietro insieme con l’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Vedete che subito le donne scompaiono, non appaiono più. Siamo circa sessant’anni dopo la morte di Gesù. C’è sì Maria di Magdala perché non poteva negare questo fatto. Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro, vedono quello che era successo, vedono il lenzuolo con le bende ecc. Il V. 1O conclude: I discepoli se ne tornarono di nuovo a casa.

Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dov’era stato post o il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: ‘Donna, perché piangi?’. Rispose loro: ‘Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto’. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: ‘Donna, perché piangi? Chi cerchi?’. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: ‘Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto io andrò prenderlo’. Gesù le disse: ‘Maria!’. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico ‘Rabbunì!’, che significa: Maestro!, Gesù le disse ‘Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre, ma va dm miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, .Do mio Dio vostro’. Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: ‘Ho visto il Signore’ e anche ciò che le aveva detto. Vedete il cambiamento del clima, dell’ambiente, degli atteggiamenti nei diversi racconti, cominciando dalla paura delle donne per cui non dicono nulla, fino a questo quadretto molto idilliaco e armonico, dove sì, c’è il pianto di Maria, ma tutto procede in armonia.

Questa presenza delle donne pian piano però è stata oscurata. Di fatto nel racconto qui è rimasta solo Maria, ma poi in una posizione un po’ diversa da quella che precedentemente veniva descritta, che era una situazione nella quale i discepoli non apparivano per niente. Quindi in Giovanni il centro del racconto sono Pietro e Giovanni. È solo perché Maria resta lì che poi continua il racconto, perché era già talmente nota questa funzione che ha avuto Maria di Magdala e poi tutte le altre donne nei confronti degli apostoli, che non poteva essere negato, però viene messo in secondo piano. E non è l’elemento determinante dell’apparizione, perché dopo l’apparizione avviene a tutti. Ed è lì che comincia il cammino di fede, le donne ormai sono scomparse. E anche quando poi Giovanni racconta, non le nomina più, dice: La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!… Ricevete lo Spirito Santo…’ (20, 19ss). Le donne non vengono più nominate. Tant’è vero che siamo portati a pensare che quelle parole dette da Gesù siano state solo per gli apostoli, mentre erano tutti lì presenti. C’erano Maria e i fratelli di Gesù, che però erano scomparsi, anche se poi nel racconto di Giovanni Maria viene posta ai piedi della croce; ma è un racconto di tipo simbolico, come indicazione della funzione che poi ha avuto Maria nella vita della Chiesa proprio nell’avvio del cammino. Ad ogni modo, voi vedete che, mentre le donne sono al centro dei primi racconti, pian piano vengono eliminate, scompaiono. Per cui c’è l’idea che non ci fossero neppure quando Gesù è apparso, mentre erano lì, perché erano tornate: non credute, ma erano presenti.

Gli atteggiamenti delle donne e il messaggio che trasmettono

Letti questi racconti con le diversità di ciascuna tradizione, adesso cerchiamo di analizzare gli atteggiamenti con cui le donne hanno operato lì, perché quello io credo sia l’elemento costitutivo, il messaggio che trasmettono con il loro atteggiamento.

Prima di tutto vediamo il coraggio che hanno avuto. Adesso per noi leggere il racconto è una cosa semplice, ma ricordate che Gesù era stato condannato come un rivoluzionario, come uno che aveva aggregato delle persone per fare una rivoluzione. Realmente era una rivoluzione, ma di tipo spirituale. In ogni caso era stato condannato come uno che si proclamava re, e che quindi aveva intenzione di sostituirsi alle autorità, in questo caso romane, e dei vassalli dei Romani. Quindi era super-rischioso andare al sepolcro. Infatti anche prima stavano lontane a vedere: Giuseppe d’Arimatea, che aveva una certa autorità, era andato da Pilato a chiedere il corpo, ma le donne non appaiono. Invece qui le donne portano gli oli e vanno al sepolcro. Quindi prima di tutto è un gesto di coraggio. Certo, il racconto sottolinea la paura costante, ma avere paura non significa non avere coraggio. La persona coraggiosa non è la persona che non ha paura, ma quella che nonostante la paura compie i suoi atti. Anche in tutte le gesta di uomini coraggiosi, non possiamo pensare che affrontassero le situazioni senza timore, senza paura, ma sapevano gestire questa paura in modo da compiere ugualmente ciò che ritenevano necessario. E allora le donne avevano comprato gli oli e gli aromi proprio per imbalsamare il corpo di Gesù, per prepararlo e avvolgerlo nel lenzuolo secondo la tradizione. La Sindone che ci è pervenuta sarebbe appunto quel lenzuolo in cui era stato avvolto il corpo di Gesù, quindi con gli oli che Giuseppe d’Arimatea aveva messo inizialmente, perché gli oli che le donne hanno portato non sono stati poi utilizzati, dato che Giovanni dice che il lenzuolo era già lì piegato. Però sono di quel tipo gli oli che le donne avevano preparato. Questo è un atto chiaramente di coraggio. È comprensibile che avessero paura, perché correvano il rischio di essere prese come discepole di un rivoluzionario. Questo credo sia un aspetto importante da ritenere: mentre i discepoli e gli apostoli se ne stanno chiusi, le donne invece vanno all’alba per ungere il corpo di Gesù.

Secondo: è un atto di fede in lui, nel senso che loro avevano seguito Gesù per l’annuncio del regno che egli dava. Certo, c’erano altre componenti che adesso vedremo, ma certamente è un atto di fede che sa resistere. Questa è la differenza, perché gli apostoli in quella situazione avevano già perso fiducia in Gesù, aspettavano solo il momento per andar via, non avevano più alcuna attesa. Invece le donne continuano nell’atteggiamento di fede in Gesù. È per questo che vanno al sepolcro. Cioè non vanno per una convinzione relativa a ciò che sarebbe avvenuto. Per quello sottolineo ‘ricordarono le parole’. Questa memoria è la memoria della fede. Andarono con un atteggiamento di fiducia in Dio che Gesù aveva rivelato. Già Pietro aveva detto “io non lo conosco, non l’ho mai conosciuto”. E se i discepoli erano rimasti lì, era solo perché era l’unico luogo dove potevano restare quella sera, perché avevano la casa amica dove avevano celebrato la cena e dove si trovavano in quei giorni a dormire, nella sala grande. Quindi in questo senso è un gesto di fede che queste donne compiono, a differenza appunto dei discepoli.

Terzo: è un gesto di pietà relativa alla situazione di un corpo che è stato martoriato e che viene unto, per essere quasi conservato, per quello che poteva significare. Ma per loro rappresenta un gesto di pietà nei confronti appunto di Gesù che era stata martoriato e condannato in un modo così crudele. Quindi è n gesto di amore e di tenerezza nei confronti di Gesù. Appare chiaramente che queste donne amavano Gesù ed è per questo amore che si sono interessate prima di osservare dove veniva sepolto, poi di prendere gli oli e di andare la mattina presto appena era possibile – perché il sabato non potevano farlo – a ungere il corpo.

In questo senso si può dire che è un atteggiamento di cura, che poi diventerà la cura della sua tradizione. Come sono state le donne le prime testimoni, quelle che hanno portato l’annuncio, così sono state le prime che hanno formulato il kerigma di Gesù risorto: loro per prime hanno detto ‘Gesù è risorto’, proprio perché hanno avuto quell’atteggiamento di fede e hanno alimentato la cura della sua memoria: ricordavano le parole che aveva detto. Quindi in base a quello divennero apostole degli apostoli, cioè annunciarono il messaggio agli apostoli.