di Luca Geronico su Avvenire del 13 giugno 2024
Solidarietà, vicinanza, comunione spi rituale. Con queste intenzioni la Chiesa di Bologna sarà in visita, da oggi fino a domenica, nella Chiesa madre di Gerusalemne: è la prima volta in Terra Santa, dopo il 7 ottobre, di una delegazione diocesana dall’Italia, guidata dall’arcivescovi di Bologna e presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi. Terra Santa abbiamo bisogno di ricostruire la fiducia e la fiducia si fa coi gesti, non solo con le parole, si legge sul sito del la Diocesi di Bologna che riporta in bella evidenza una recente dichiarazione del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa. E tempo – prosegue la citazione di Pizzaballa – di mettere da parte la paura e riprendere la via del pellegrinaggio, forma concreta di aiuto a tutte le popolazioni che vivono qui, appello rilanciato, con parole simili, sempre dal patriarca di Gerusalemme, in un videomessaggio all’Assemblea generale della Cei: il pellegrinaggio è un aiuto per la Chiesa di Gerusalemme a vivere per quanto possibile, da cristiani, da credenti, radicati nella terra e nella vita della gente, questo momento cosi difficile. Un invito prontamente accolto da 19 asso-ciazioni – fra i primi Pax Christi Italia, Piccola Famiglia dell’Annunziata, Famiglie della Visitazione, Il Portico della Pace-Bologna, Associazione Papa Giovanni XXIII, Agesci, Movimento dei Focolari, Acli Bologna e Azione Cattolica Bologna – e capaci di aggregare 160 persone provenienti da Bologna e da tutta Italia.
Momento centrale del pellegrinaggio sarà l’Eucaristia alla Basilica dell’Agonia al Getsemani, concelebrata con il cardinale Pizzaballa.
Con questo pellegrinaggio – afferma il cardinale Zuppi vogliamo condividere la sofferenza ed essere vicini ai cristiani di Terra Santa in un periodo cosi tragicamente segnato dal dolore. Portiamo la vicinanza, la preghiera, la comunione, la condivisione e l’intercessione perché questa sofferenza finisca presto. Il patriarca Pizzaballa interromperà per alcune ore la visita pastorale in corso ad Haifa: un’occasione per riprendere il dialogo sulla pace e sulla situazione della Chiesa in Terra Santa iniziato, lo scorso novembre, con un video col legamento tra Assisi (dove si trovava in quel momento il presidente della Cei) e il patriarcato latino di Gerusalmme, e video- trasmesso all’Europauditorium di Bologna, Il nostro compito, e più in generale quello di tutte le Chiese cristiane, è quello di ricostruire una fiducia tra le due popolazioni. In questo momento ci sono due traumi: tra gli ebrei si è riacceso il ricordo di quello che è accaduto 80 anni fa in Europa, tra i palestinesi quello della perdita della loro casa nel 1948. Non sarà facile guarire queste ferite perché ogni giorno diventano sempre più profonde, ma solo quando finiranno di sanguinare potrà partire il dialogo, aveva affermato nel collegamento in diretta davanti al teatro auditorium di Bologna.
Dal 12 al 16 aprile, fra i primi a rompere l’isolamento provocato dalla guerra in corso a Gaza, era stato il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, giunto a Gerusalemme quale presidente dell’agenzia umanitaria vaticana Cnewa (Catholic near east welfare association). Riprendere i pellegrinaggi popolari, non appena la situazione politica lo renderà possibile, rappresenta una forma di vitale sostegno per la società israeliana e palestinese. In questi giomi, con combattimenti anche in Cisgiordania e in molti villaggi cristiani al Nord, vicino al confine con il Libano, si vive una situazione di estrema incertezza. Ma la speranza è che, appena ci sarà una stabilizzazione della situazione, a Gerusalemme e Betlemme riprenda il flusso abituale di visitatori. La Chiesa di Gerusalemme ha, infatti, come sua specifica vocazione storica l’accoglienza dei pellegrini: attivită, assieme a quella della custodia dei luoghi santi e dello studio teologico, fondamentale. Una occupazione, quella dell’accoglienza dei pellegrini, con importanti ricadute economiche: da quasi nove mesi strutture di accoglienza sono deserte, i negozi sono vuoti e le guide turistiche sono disoccupate. Ma soprattutto, in questo momento, è il legame spirituale con la Chiesa di Gerusalemme che va rinsaldato da parte di tutta la Chiesa cattolica. Una solidarietà umana e spirituale perché queste comunità di cristiani orientali possano essere -come scrive papa Francesco in due sue recenti lettere ai cattolici di Terra Santa – fiaccole accese nella notte, capaci di distribuire semi di bene in una terra lacerata da conflitti».